lunedì 6 dicembre 2010


C'è poi la dignità dei sentimenti. Senza la voce dei violini. Con la danza muta di una candela. A volte sembra spegnersi. Altre divampare in furia. E rotolare. Fino ad ardere e devastare ogni ombra. La voce dei sentimenti scivola in vicoli tortuosi e sconosciuti. Fino a rubarne ogni vaga ombra. E farla divenire un sole inverso. Mille soli implosi. Capaci di rubare e seppellire mille luci. Come asce.
Un lampione trema nella notte, ma non si spegne.
Fino all'alba.
E anche oltre.
Diversa è la dignità delle parole.
Quella che smargina poco e bene.
E poco e bene si adatta.
Come la pelle alla ferita.
O è la ferita che si converte in pelle nuova.
Resta sempre una invisibile cicatrice.
Il confine tra il bene ed il male.
Come se potessimo toccarci fino ad un punto.
Oltre c'è solo un mare sconosciuto.


Solo questione di prospettiva.
E io riesco solo a guardare il mondo da dentro.
Nella voce delle cose.
E non so spiegare.
Perchè spiegando mi incastrerei nei limiti.
In tutti i limiti.
Anche quelli che creo io.

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